E-ducere, o del trarre fuori

Stiamo per lasciare l’India, tra meno di dieci giorni saremo su un aereo diretti a Bangkok. Facile dire ora il tempo è volato! Si, è vero, ora il tempo pare essersi volatilizzato in una miriade immagini e sensazioni, in un’infinità di attimi sospesi.
Con i bimbi spesso proviamo a ricordare, ripercorriamo il cammino guardando le cartine, osserviamo le fotografie. Non è facile per loro percepire il tempo e lo spazio che stiamo attraversando da quattro mesi ormai.

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Vinicio, che ha soltanto tre anni e mezzo, credo viva in una sorta di presente continuo. Esiste l’Oggi e ciò che è stato entra in un’unica dimensione: Ieri (che a volte è Domani).

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Miranda a grandi linee ha punti di riferimento. Ha sei anni, non ha ancora perfettamente capito la durata del tempo e la vera distanza tra i luoghi. Credo che la fatica stia nel creare un continuum tra i luoghi visitati e lo spazio percorso per raggiungerli. Rappresenta spesso case, di ogni tipo e per ogni situazione. Una certezza.

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Ines, dall’alto dei suoi otto anni e mezzo, riesce a percepire il tempo e lo spazio e le loro relazioni. Ci sono domande continue e riassunti interminabili, ripassa gli orari, chiede informazioni sui voli, sulle distanze, sui confini. La geografia l’appassiona tantissimo, da sempre, e ormai vede l’India anche nella forma delle mutande! Me l’ha detto proprio ieri: “Mentre riordinavo i vestiti ho trovato le mutande…ho scoperto che se le apri tutte e le guardi bene davanti, vedi la forma dell’India”.

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Martino è semplicemente complice di tutto ciò che gli ruota attorno. Per lui l’importante è avere il latte che ho da offrirgli e sentire le voci dei fratelli. Il resto può essere cocco, pigna o carta, tutto fa meraviglia.

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Come essere d’aiuto ai bimbi nel decifrare ciò che stanno vivendo, come tradurre le esperienze in ricordi che possano trovare un senso nel loro cammino di conoscenza?

E ancora, come trasformare le impressioni vaghe e le percezioni indefinite in pensieri? Come integrare ciò che vivono quotidianamente nel viaggio con ciò che è la loro scuola libera?

Tutte queste domande sono all’ordine del giorno, sempre presenti e sempre di complessa risposta. Forse sono la parte più difficile da gestire nel nostro viaggiare.

In queste notti senza connessione la scrittura diventa un modo per farmi chiarezza; è un momento delicato, un momento in cui dobbiamo ricreare un modo per affrontare l’educazione libera con i bimbi. Tra poco ripartiremo, e per tutto il mese di gennaio saremo in ballo, tra Bangkok e spostamenti verso il Sud della Thailandia. Poi speriamo di trovare una sistemazione per un paio di mesi. E’ in questi periodi lunghi che c’è bisogno di fermare, di fare ordine nella miriade di esperienze che viviamo (spesso casualmente) da quando siamo in viaggio.

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In viaggio è più difficile, le situazioni e i contesti in cui viviamo cambiano spesso, appena decidiamo delle metodologie dobbiamo cambiare e così tutto si trasforma di nuovo. Oscilliamo tra libertà e responsabilità, tra libertà e sregolatezza, tra libertà e lassismo. Il mondo esterno diventa la scuola, ma il mondo interiore ha bisogno di ordine, di chiarezza, di precisione. La mente si deve allenare alla concentrazione, altrimenti diventa come una nuvola, fluttuante, impalpabile, indefinita.

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Torno indietro.

I nostri figli non frequentano la scuola, né pubblica, né privata. Prima di decidere di togliere i bimbi da scuola abbiamo trascorso mesi a riflettere. Abbiamo sempre creduto nella scuola pubblica e nel suo potenziale educativo, ma nel profondo abbiamo iniziato a sentire che non era più la nostra strada. C’era un’insoddisfazione latente che portava sempre a lamentele, e quando si passa il tempo a lamentarsi è giunto il momento di guardarsi attorno, dentro soprattutto. Agiamo, non ci adagiamo. C’era un desiderio di Libertà: d’apprendere, di crescere con ritmi individuali, di dare priorità a una dimensione lenta e spensierata dell’infanzia, di un conoscere offerto da esperienze scelte, non imposte. Imparare senza avere una strada già segnata, potersela creare sentendosi attori del nostro sapere. Tutto molto affascinante, ma al contempo molto, molto incerto.

Ne abbiamo parlato tanto con Ines e Miranda, anche se la scelta spettava soltanto a noi. Era l’estate del 2013, un anno e mezzo fa. Nella mia pancia cresceva Martino, nella mia testa cresceva l’idea di questo viaggio e nelle speranze cresceva l’idea di una vita più umana, più coerente con ciò che si desiderava. Abbiamo giocato d’azzardo credendo convinti che ce l’avremmo fatta. E qualche buona stella ci ha preso per mano.

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A Roma, in un caldo pomeriggio di fine luglio, con Ines e Miranda sono andata nel cinema più emozionante che abbia mai frequentato: l‘Azzurro Scipioni. La città semideserta, la luce del tardo pomeriggio, l’autobus che correva senza fermarsi. Qualcosa di magico era già nell’aria.

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Sono appassionata di cinema e Silvano Agosti, il proprietario del cinema, lo conoscevo sia come regista che come essere umano, anarchico e libertario. L’Azzurro Scipioni è un cinema familiare, Silvano ti accoglie, con lui fai qualche chiacchiera mai banale, poi spegne le luci e accende il proiettore. Lo spettacolo ha inizio. Noi quel giorno si guardava ” La storia del cammello che piange”, un film mongolo (che consiglio a tutti), toccante fino alle lacrime. In sala eravamo in cinque, noi tre e altre due persone. Silenzio assoluto, atmosfera surreale.

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Eravamo nel pieno tourbillon “scuola si scuola no”, un giorno si era decisi a fare il grande passo, l’altro venivamo sommersi da una miriade di dubbi e preoccupazioni.

Appena entrati all’Azzurro Scipioni, Silvano ha chiamato Ines da parte e guardandola negli occhi le ha detto: “Mi raccomando, dì alla tua mamma che non ti mandi mai a scuola, io non ringrazierò mai a sufficienza la mia che fino all’età di dodici anni mi ha lasciato libero di giocare e di scoprire il mondo”. Le ha messo in mano un libricino dal titolo difficile, Il genocidio invisibile, e con un sorriso ci ha fatte entrare in sala.

Credo che quello sia stato il momento in cui in me ha preso forma la risposta. In quell’esatto istante non ho avuto più dubbi sul da farsi. Ho sempre pensato che le parole di Silvano Agosti, completamente ignaro del nostro dubbio interiore, non siano arrivate per caso. Il fatto che le abbia dirette a Ines, e non a me, ha aggiunto valore a questo scambio. Rivolgersi a un bambino, dargli importanza, ritenerlo in grado di confrontarsi con noi è un dono che non tutti gli adulti possiedono; spesso crediamo che i bambini siano scatole vuote da riempire, da istruire o da manipolare, fatichiamo a considerarli Persone.

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Ines e Miranda hanno così iniziato la loro avventura, e noi insieme a loro. Fare scuola parentale, o scuola libera come la chiamiamo noi, significa crearsi un modo per stare insieme, innanzitutto. Bisogna rimettersi tutti in gioco, bisogna capire (provando, sbagliando e correggendo) quale è il modo d’ imparare che si vuole condividere. Bisogna imparare a essere flessibili, pazienti, rispettosi dei tempi; un metodo non è mai definitivo, è sempre in continua trasformazione. Non esiste un modello, non esistono programmi preconfezionati, non esistono voti, non esistono regole assolute. E’ qualcosa che bisogna costruire giorno per giorno, qualcosa che si crea insieme perché tutti hanno voce in capitolo e tutti possono diventare artefici del proprio sapere. Questo non vuole dire che sia cosa facile. Non vuole dire che i bambini possano fare solo ciò che vogliono.

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All’inizio la libertà di scegliere e di esprimersi blocca, inibisce, spaventa, perché rendersi conto che non c’è nessuno che ha preparato già il nostro sapere non è proprio rassicurante. Ines, che la prima elementare l’ha frequentata in una scuola pubblica, era spaesata. Non avere limiti e confini, soprattutto per un bimbo di quell’età, può essere davvero spaventoso, si rischia di perdersi in tanto spazio. Il ruolo del genitore, in questo tipo di educazione, diventa fondamentale: dobbiamo sempre calibrare, camminare su un filo di rasoio, renderci conto di quanta libertà possono assaporare i figli e quanta responsabilità deve comunque rimanere solo ed esclusivamente nelle nostre mani per non rendere i bambini carichi di qualcosa che spetta esclusivamente a noi.

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Essere liberi di scegliere cosa imparare e come impararlo presuppone una maturità che i bambini non possiedono. Questo il primo grande scoglio da affrontare.

Quindi, come fare essere liberi i bimbi quando non sanno ancora scegliere? Ma poi, i bimbi davvero vogliono essere Liberi?

Credo che un bambino abbia una libertà interiore ancora molto vasta, se confrontata con quella di un adulto. In viaggio lo vediamo continuamente, i bambini hanno meno strutture, meno preconcetti, meno pregiudizi. E già solo per questo sono più liberi, sono meno incatenati a certi schemi o strutture che noi grandi applichiamo in automatico, per abitudine. Un bambino no. La libertà che chiede un bambino è quella di essere tale: poter giocare a non finire, poter vivere il proprio tempo lentamente, potersi esprimere, poter essere considerato e ascoltato. Poter essere e poter ricevere amore. Se un bambino vive tutto questo credo che sia un bambino libero.

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Credo che un bambino non voglia essere libero nel senso in cui lo intendiamo noi adulti, perché per molti versi lo è già; ma permettere a un bambino di continuare a sentirsi libero è qualcosa che ha a che fare con il mondo degli adulti. La libertà ai bambini spesso la distruggono i grandi, spesso in buona fede. Senza accorgercene costruiamo loro delle piccole gabbie, mettendoci al loro posto, mettendo i nostri desideri, paure, ambizioni e tutto ciò che c’è di noi (bello o brutto che sia) nella parola Educazione; ma educare (dal latino e-ducere) significa l’opposto, non mettere dentro, bensì tirare fuori qualcosa che c’è già. Permettere al bambino di esprimere ciò che è, dargli la possibilità di capire ciò che vuole essere, lasciare che possa essere diverso da ciò che vogliamo noi, da ciò che ci aspettavamo dovesse diventare. Poter offrire al bambino gli strumenti per conoscersi, per scoprirsi: questa è la libertà che si può donare a un bambino, ma in fondo a chiunque.

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La capacità di scegliere si affina con l’età, con le esperienze. Un bambino di tre anni può scegliere che pantaloni mettersi, ma non può scegliere cosa mangiare per nutrirsi in modo salutare; uno di sei può scegliere l’amico del cuore ma non può scegliere di buttarsi col paracadute, un bimbo di nove anni può scegliere un libro da leggere ma non può ancora scegliere di andare a una festa da solo. Questo per dire che più si diventa grandi più le opportunità di scelta aumentano, e con esse le responsabilità. Bambini di queste età non possono scegliere da soli cosa imparare perché non conoscono; devono avere qualcuno vicino che apra loro le porte sulla conoscenza e stimoli la loro curiosità verso il sapere.

PARTENONE E LE DIVISIONI

Vivere osservando il mondo come stiamo facendo ora ovviamente stimola, incuriosisce, apre, ma allo stesso tempo carica i bambini di una quantità impressionante di esperienze e di mondi da decifrare.

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In viaggio non riusciamo sempre a dare una regolarità ai momenti della scuola. Si va in giro, ci sono mille piccole difficoltà da gestire (inimmaginabili e imprevedibili), si dedica molto tempo a capire dove ci si trova e i momenti in cui ci si siede attorno a un tavolo non sono più quotidiani; a volte questo rende tutto più faticoso per i bimbi, per riprendere la concentrazione necessaria per tradurre sia ciò che vivono, sia per affrontare argomenti quali la matematica o l’italiano. In questi casi è sempre necessario l’intervento di noi adulti, la nostra presenza al fianco di questi sforzi è preziosa e necessaria.

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I bambini (come anche i grandi) tendono a rimanere nella “zona di comfort”; dove si fa fatica è più difficile addentrarsi se non c’è qualcuno che ci sostiene. L’abbiamo imparato bene quando facevamo Yoga Ashtanga! E così ora, in viaggio, è davvero tutto diverso rispetto a quando eravamo a casa; quando abbiamo iniziato la scuola parentale, a Bologna, ci siamo confrontati tanto per arrivare a capire ciò che interessava davvero alle bimbe, passando in rassegna le cose che già sapevano. Sulle loro conoscenze e i loro interessi abbiamo costruito un percorso. bimbi non sanno di sapere, non si rendono conto di quanto già ci sia dentro di loro semplicemente perché non c’è ordine, non c’è chiarezza, ma portando a galla ciò che c’è dentro (si) fanno scoperte incredibili e semplicemente da una parola che è rimasta impressa si può iniziare a costruire il loro Sapere. Ci vuole tempo, pazienza e costanza. Questo sì.

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Ad esempio, con Ines siamo partiti dalla parola Confine, era il nostro punto zero. Da lì ci siamo mossi in tantissime direzioni (geografia, geometria, italiano, grammatica, arte, disegno). Pian piano le cose s’incastravano, una singola parola serviva per dare il La a un’infinità di percorsi. Rendersi conto di questo e creare un disegno mentale è stato il vero compito di noi grandi. Siamo stati la rete, il recinto che conteneva tutto questo mondo che pian piano si dischiudeva con una semplicità imbarazzante; un mondo che Ines ha scelto di scoprire, ma a cui noi abbiamo dato sostanza, strumenti, metodologie.

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Con Miranda abbiamo costruito una grande mappa disegnata dove venivano rappresentate le sue passioni (la natura, gli animali, l’inquinamento, il corpo umano). Abbiamo rappresentato anche le connessioni tra gli argomenti, cosa che per lei è stata una vera e propria rivelazione. Visualizzare il proprio sapere, renderlo concreto e tangibile è fondamentale per i bambini. Non si può lavorare in astratto, il tempo della mente arriva dopo.

Laboratorio d'argilla

Laboratorio d’argilla

E così è cominciata la nostra avventura, così sta continuando e chissà cosa resterà davvero nell’intimo e nello sguardo di questi bambini. Chissà come sarà il loro approccio alla conoscenza, al sapere.

Ora è il tempo dello stupore e della meraviglia, prima di tutto.

Diamo spazio a queste dimensioni, a questi stati dell’anima che noi grandi fatichiamo a ricordare e diamo tempo a queste emozioni che  viviamo a pieni polmoni in questo essere viandanti.

meraviglia

Eppure questo delicato e precario equilibrio tra scelta, libertà, responsabilità è davvero affascinante, è qualcosa che è sempre in continua evoluzione, qualcosa che travolge il pensiero, che rafforza la volontà. Non sempre ci si riesce, spesso si inciampa e ci si ritrova a commettere gli stessi errori, nelle stesse modalità.

Questa è una grande scuola che stiamo vivendo, è una scuola che prima di tutto ci fa riflettere su come agiamo; e quando le cose non stanno funzionando lo si capisce dai bambini, dalla loro svogliatezza, dalla noncuranza e dalla noia. Significa che noi grandi non stiamo facendo bene, che c’è qualcosa che deve essere trasformato. E così si ricomincia, ci si rimette in gioco, si cercano nuove strade, si cerca di essere Onesti, Coerenti e si chiede anche scusa, a volte.

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Si cerca, si continua a cercare.

Con queste parole, scritte più per me stessa che per chi mi leggerà, spero di non annoiare. E’ una finestra sulla mia vita, che è sì in giro e aperta al mondo, ma che è anche proiettata verso le pieghe più profonde del mio agire, come Mamma e come Persona.

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Auguro a tutti un Anno in cui scelte e responsabilità prendano per mano la parola Libertà.

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45 pensieri su “E-ducere, o del trarre fuori

  1. parole bellissime e molto profonde.
    mi chiamo maria, sono un’insegnante di scuola pubblica, superiore, e seguo ammirata il vostro viaggio. grazie per condividerlo.

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  2. Ti leggo e vi seguo da un paio di mesi! Grazie infinite per quanto condividi con noi e per le riflessioni che scateni in me come mamma e persona! Coraggio e buon proseguimento!

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  3. Ti auguro di mantenere e coltivare sempre questo tuo modo di essere, come Donna e come Mamma e spero sempre più di essere in risonanza con persone come te, per essere anche io una Donna e una Mamma sempre più libera di amare incondizionatamente. Che il vostri anni a venire siano una continuazione di quanto più di bello state vivendo e imparando. Io per ora posso solo ringraziarti.
    Daniela

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  4. Ciao caterina,grazie della risposta! Noi saremo a kochi martedì e mercoledì, quindi lasciamo a voi la scelta del giorno e del momento 😉
    Possiamo contattarti su facebook, oppure puoi leggere l’indirizzo dal quale scriviamo e rispondere li per i dettagli?
    Ancora grazie e un caldo abbraccio,
    Francesca a manuela

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  5. Nell’omologazione che sempre più raggela i cuori e le menti, nella banalità dilagante che semplifica appiattendo le pieghe dell’anima, nella comunicazione ormai scaduta a messaggini vuoti e superficiali, la vostra Avventura è Ossigeno e Sole, Terra e Acqua, Nutrimento per ogni stadio dell’essere, in cui la Profonda Visione nell’Impermanenza porta Calore e Conforto a tutti coloro che sentono di dover e voler cercare un Senso al passaggio su questa terra!
    La Verità che trasmettete è disarmante e commovente…..le vostre avventure fanno già storia e il quinto bimbo sarà certo un bel libro….di carta riciclata!!
    Vi abbracciamo fortissimo.

    PS: appena avrete un indirizzo stabile per un mese, vi mando un dvd incredibile
    http://www.unaltromondo.net/
    racconta di relazioni ataviche tra uomo e natura

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    • Tesoro amica mia, mi commuovo io nel leggere le tue parole! Voi mi avete insegnato tanto, e continuate a farlo. Se tutto ciò che leggi ti arriva al cuore, è perchè siamo Vicine nel cammino su questa terra. Ti voglio un bene profondo, eterno. Dici che non recupero il dvd da qualche parte nell’etere??? Appena ho una connessione decente ci provo… altrimenti me lo dovrai spedire. Ti abbraccio forte, fortissimo. Grazie

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      • ti avrei risposto stanotte, siamo arrivati oggi a chiang mai. Rimaniamo venti giorni, abbiamo una casetta un po’ fuori dal centro ma se capiamo come organizzarci con gli spostamenti va benissimo. Magari un salto a Pai per due tre giorni lo facciamo. Grazie mon amour! Ti bacio, baciami tutti

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      • ok! Tesoro, ricevuta mail, appena ci riprendiamo le scrivo! Sono giorni faticosi e un po’ complicati..la Thialandia doveva essere una passeggiata…ma sta diventando un piccolo rebus! ti voglio bene! ciao

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  6. Ciao Alessandro e Caterina,sono ammirato della vostra esperienza e sarebbe bello diventarne partecipe in un certo qual modo;comincio col presentarci:io sono Luca e son originario della provincia di Reggio Emilia,mia moglie Eva e’ indonesiana e nostra figlia Kalilah di 5 anni.Mi spiego:ho letto sul vostro blog che dopo il sud della Thailandia vi piacerebbe fermarvi in un posto per un paio di mesi.Noi da piu’ di una decina d’anni abitiamo a Sumatra sull’isola di Pulau Weh,puoi andarla a vedere in internet,facciam parte della grande famiglia di Educazione Parentale inquanto siamo intenzionati a fare homeschooling a nostra figlia che comincera’ il fine anno entrante e siam sempre entusiasti e disponibili a condividere esperienze con chi la pensa in maniera simile.Abitiamo su di una spiaggia immersa nel verde dove gestiamo un piccolo ristorante con qualche bungalows annesso ( potete andare a vedere su Tripadvisor il bixiocafe’ di Pulau Weh) e dopo aver visto il vostro blog mi e’ venuto immediatamente l’idea e la voglia di invitarvi a venirci a trovare per trascorrere assieme il periodo che desiderete che per motivi di visto puo’ esser appunto al massimo 2 mesi.Kalilah e’ trilingual,neanche a farlo apposta l’ottobre scorso eravamo in India e potrebbe esser un occasione per far trascorrere un ottimo periodo ai nostri figli.Qui’ incontrerete tanta natura incontaminata nel connubio foresta pluviale ed oceano,la spiaggia e’ ideale per i bimbi con un fondale basso che eclude ogni rischio con di fronte una spettacolare barriera corallina.Possediamo una piccola barca per fare escursioni intorno a noi,una canoa gonfiabile per i bimbi piu’ grandicelli e…….tanta voglia di vedere i bambini felici.Possiamo ospitarvi in quella che noi chiamiamo stanza famiglia ma ha solo 2 letti matrimoniali mentre voi siete in 6, ( si potrebbe stringendosi aggiungere un materasso?)oppure la stanza con un un bungalow a prezzo molto ragionevole oppure vicino a noi esistono soluzioni con bungalow con cucina annessa sempre a prezzi molto ragionevoli.Ma di questi dettagli potremmo discuterne con calma se deciderete di fare l’esperienza;per il momento mi fermo qua’ augurandovi una buona continuazione di viaggio,certo che lo sara’.Un saluto a tutti.
    Luca.

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    • Ciao Luca, ieri ti ho risposto con una lunga lettera e poco prima di inviarla è saltata la connessione e ho perso tutto!!!
      Prima di tutto devo dirti che la tua lettera ci ha davvero colpiti e emozionati… essere invitati nel paradiso terrestre dove vivi è davvero qualcosa che ci ha messo in allerta. Grazie!! Ho letto che sei un cuoco bravissimo, tra l’altro! Per quanto ci riguarda ora siamo in un momento un pò caotico, tra un giorno lasciamo l’India dopo 4 mesi trascorsi qui, e ci dobbiamo sistemare prima a Bangkok e poi in un’isola. Appena siamo un attimo tranquilli inizieremo a progettare le prossime tappe. Nelle nostre idee c’era la voglia di arrivare in treno fino a Singapore e da lì volare a Bali. Ho guardato velocemente e ho visto che per raggiungere la tua isola dovremmo prendere un volo a Kuala Lumpur.. potrebbe essere fattibile spezzando, come già avremmo voluto fare, il nostro itinerario nella capitale della Malesia per poi riprendere il viaggio verso Sud.
      Se manteniamo questa idea potrebbe davvero funzionare! Ho due sole domande… noi siamo vegani, e soprattutto ci nutriamo di quantità industriali di frutta e verdure fresche. Riusciamo a trovare frutta varia e in quantità?? Te lo chiedo perchè a volte sulle isole è più difficile gestirsi da questo punto di vista! Altra domanda riguarda la connessione… noi lavoriamo on line, quindi è necessario poter essere connessi… si può fare?
      Toglimi una curiosità… di dove sei precisamente della provincia di Reggio??? Anch’io provengo da lì, da Novellara.
      Grazie ancora per questo invito, un abbraccio grande a te e alla tua famiglia! Ciao, a presto!

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      • Ciao Caterina,comincio col dirti di esser molto contento di aver ricevuto la tua risposta e raccontarti che son di Guastalla…..come spesso capita il mondo e’ davvero piccolo!!!!! Riguardo alla frutta e verdura fortunatamente sull’isola ne troviamo in abbondanza e di diversa qualita’,provo a fartene un piccolo elenco cosi’ hai un idea;sempre: banane,papaie,mandarini,cocomere,mele,pere,snake fruit,mangostine;in stagione Durian,Sirsak,manghi,quini,jak fruit e forse me ne scordo qualcuno…….verdure:pomodori, patate,carote,cipolle,melanzane,vari tipi di rape,verze,cappucci,insalata,germogli di soia,l’Indonesia e’ famosa per il suo buonissimo Tempe fatto di fagioli di soia,quindi altre che non abbiamo noi…….L’inconveniente e’ che il market non e’ cosi’ viicino ma con il motorino o organizzandoci a farcele portare a domicilio il problema e’ sorpassato…….riguardo l’internet arriva la connessione in casa ma visto l’isolamento in cui viviamo non e’ sempre perfetta ma io lo uso quotidianamente e generalmente funziona…….in caso di problemi la mia vicina di casa ha l’impianto vero e proprio che potremmo usare……Spero di aver risposto alle tue domande.Buona continuazione di viaggio.Un saluto a tutta la famiglia.

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      • Ciao Luca, spero tutto bene dalle tue parti! Noi siamo approdati in Thailandia, abbiamo trascorso una settimana a Bangkok e ora siamo a Ko Samui. Stiamo valutando l’idea di venire a Pulau dopo aver trascorso un periodo di tempo a Chiang mai, nel nord della thailandia. Mi mandi la tua mail che così ti scrivo in privato? un abbraccio, BUONI GIORNI Caterina

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  7. Molto affascinante questa scuola parentale!
    Ma volevo chiedervi perchè?
    Ho capito il discorso sulla libertà di conoscenza ed ho trovato bellissimi i percorsi differenti che avete creato per le vostre bambine, ma non capisco dove va a finire tutto ciò che rappresenta la scuola specialmente in età così piccola, e cioè aggregazione, socializzazione, conoscenza del prossimo non solo nel gioco, ma in situazioni differenti come lo studio o la responsabilità di essere davanti a dai compagni o insegnanti….
    Non avete il timore che loro possano crescere “isolati”?
    E non avete il timore che un figlio possa avere un atteggiamento differente con un genitore piuttosto che con un insegnate nel prendersi delle responsabilità? E un domani la scelta di un liceo, di un’università o di un lavoro possa essere più difficoltosa?

    Le mie mille domande sono pura curiosità, e attrazione per le vostre scelte che mi trovano sempre in bilico 🙂

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    • Carissima Giulia, le tue sono domande molto interessanti e molto giuste. Sono domande che ovviamente noi ci siamo posti e riposti e a volte ancora ci poniamo!
      Cerco di risponderti.
      A Bologna viviamo in un contesto veramente fuori dal comune. Abbiamo la casa in un piccolo borgo, ci sono due strade chiuse e circa 15 famiglie che vivono in case vicine une alle altre. In questo piccolo borgo vivono circa 40 bambini!!! Da non crederci ma è così. Ogni famiglia ha una media di quattro figli e ci sono bambini che nascono ogni anno. I nostri figli vivono costantemente insieme agli altri bambini, creano giochi a non finire, fanno bande, vivono all’aria aperta o si ritrovano a casa di uno o dell’altro, in autonomia. Possono vivere come si viveva un tempo, liberi per strada e nei cortili. La dimensione sociale di puro gioco e confronto con i pari non manca assolutamente, senza considerare che ci sono anche i nostri amici più cari, che non abitano nel borgo, ma che con i loro figli contribuiscono alla vita sociale dei nostri! Tu mi chiedi della dimensione sociale non ludica, cioè come si confrontano in situazioni più scolastiche, più legate allo studio. Qui abbiamo fatto una scelta. Abbiamo preferito mantenere la dimensione ludica dell’infanzia e allo scambio tra bambini nel gioco. E’ una scelta dettata dalla scelta più ampia di evitare la dimensione autoritaria dell’apprendimento. Il confronto (a volte competitivo) su un piano più intellettuale credo che lo potranno vivere quando sono più grandi, ora abbiamo scelto una dimensione meno strutturata. La responsabilità di essere davanti a compagni e insegnanti porta in sè, almeno nei miei ricordi, qualcosa che incute un pò di paura, non essere all’altezza, essere giudicata, essere valutata. Se si sceglie una strada come la nostra vengono a cadere questi aspetti legati alla scuola, all’apprendimento classico. Non credo, sinceramente, che bambini che frequentano la scuola si sentano integrati perchè si confrontano con gli altri. Io ho lavorato tanto nella scuola e posso assicurarti che spesso succede il contrario, spesso l’isolamento o il senso di inferiorità all’interno di una classe è qualcosa che si annusa costantemente e soltanto degli ottimi insegnanti riescono ad accorgersene e a mettere da parte i programmi per dedicarsi al benessere a scuola. Ovviamente un figlio ha un atteggiamento diverso con un genitore rispetto che con un insegnante. Per fortuna, aggiungo..nel senso che sarebbe una sconfitta totale per il genitore essere considerato un insegnante. Non ho notato differenze però legate a ciò che mi chiedi tu, cioè relativamente alle responsabilità. Anche qui è qualcosa che parte a monte, che parte innanzitutto dal rapporto preesistente tra i genitori e i figli. Nel nostro caso i bimbi sono abituati ad avere delle responsabilità, per farti un esempio: al mattino io portavo Vinicio all’asilo mentre le bimbe finivano di fare colazione (appunto, nel nostro borgo si può lasciare i bimbi per 10 minuti da soli dato che c’è sempre aperta la porta di casa e c’è sempre qualcuno in caso di bisogno… e se sanno gestire la libertà concessa!). Quando tornavo erano già pronte con i quaderni aperti e impazienti di cominciare. Non è tutti i giorni così, come non è che tutti i giorni i bimbi hanno voglia di andare a scuola, ma non sento differenze legate al senso di responsabilità… anzi, la scuola libertaria in primis insegna che ognuno deve portare a termine ciò che ha scelto di fare. Ripeto, è una strada aperta e in costruzione, ci sono alti e bassi, ma io vedo i bambini sereni, non sono stanchi, hanno ritmi tranquilli. Per quanto riguarda la scelta del liceo o università… non so risponderti. Credo che se riuscissimo a portare avanti un modo d’apprendere legato all’esperienze, alla conoscenza profonda delle cose, all’abitudine al confronto e alla passione per la conoscenza, forse non sarà così difficile affrontare un percorso intellettuale più complesso… ma questo lo scopriremo mano mano. Ora siamo in terza e prima elementare, passo passo scopriremo come migliorarci.
      Non so se ti ho risposto esaustivamente…. grazie davvero perchè scrivendo faccio chiarezza anche a me stessa.
      Un abbraccio forte,
      Caterina

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      • Quando scrivi che in fondo la scuola trasmette un po di “terrore”, non pensi sia la vita?
        Quale situazione non può trasmettere paura?
        Non pensi che la nostra responsabilità è riuscire a far gestire ai più piccoli queste emozioni, che in fondo troveranno sempre nelle loro strade, con diversi gradi di difficoltà?

        E questo mi ha anche suscitato un sentimento di non fiducia nel prossimo o nella società (che per carità capisco a pieno ahahah), però già prevedere chi ci troveremo davanti come insegnanti…

        Spero che le mie domande non risultino delle critiche, ma solamente dei spunti di curiosità 🙂

        Ciaooo

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      • Ciao Giulia, macché critiche!! Sono spunti di riflessione! Grazie! Ti rispondo però nei prossimi giorni, ora siamo a Bangkok e non ho il Wi-Fi, scrivere sul l’ipad non mi piace! Ti abbraccio, caterina

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      • Carissima Giulia, finalmente ti rispondo! Perdona il ritardo ma tra spostamenti, cambi di programma, imprevisti..non trovavo mai un momento di quiete per scriverti. Quando ho letto le tue parole mi è subito venuto in mente Miyazaki, un regista di Animè giapponesi. Non so se hai visto alcuni suoi film… sicuramente presto la tua bimba li adorerà. Nei suoi capolavori quali Ponyo sulla scogliera, Totoro, il Castello Errante.. e tanti altri, una caratteristica che subito mi ha sedotto è che non esiste per forza il Bene contro il Male, concetto che trovi in tutte le nostre favole, fiabe o anche nei film per bambini di Walt Disney. Non c’è lotta tra bene e male perchè ogni personaggio porta già in sé qualcosa di bene e qualcosa di male, e la vita stessa a volte ti pone davanti a difficoltà e a volte ti aiuta. Questo per dirti che basta cambiare visione, basta uscire dal pensiero molto occidentale che bisogna soffrire e faticare per poter diventare forti e saper far fronte alle difficoltà della vita, per scoprire un mondo, delle culture, delle filosofie che non per forza si basano su questo “modus pensandi”. Anch’io credevo che i bimbi dovessero imparare fin da piccolissimi ad affrontare la paura e credevo che l’unico modo fosse quello di butterceli dentro.. passami il termine. Ma mi sono ricreduta. Già nel momento del dormire, ad esempio, ci sono persone che dicono che i bambini devono dormire soli, abituarsi da subito, non essere viziati a letto con i genitori. Io ho sempre dormito con tutti i miei figli, e devo dire che lo rifarei mille volte. Le più grandi dormono da sole da qualche anno senza problemi e senza paure.Io credo che noi genitori dobbiamo fare di tutto per renderli sicuri di loro stessi, attraverso l’amore, il contatto, la vicinanza, il sostegno. Non credo che dobbiamo offrirgli situazioni paurose per farli scontrare con tali emozioni. La vita gliene offrirà a valanghe, appunto. Ma se saranno sicuri di loro stessi, della loro capacità di far fronte al negativo, allora non avranno problemi nel confrontarvisi. I bambini, credo io, devono poter vivere la vita più serena e gioiosa possibile. Io non demonizzo la scuola, che è comunque un’istituzione che ho vissuto per anni e che cercato pure di trasformare, nel mio piccolo. E’ che non trovo più qualcosa di veramente educativo dentro alla scuola, dalla Scuola dell’Infazia, in tante realtà già dall’Asilo Nido, i bambini iniziano a perdere, invece che acquisire, perdono la loro unicità, la loro originalità, i loro tempi, i loro bisogni. Lo so che può sembrare estremo ciò che dico, ma credimi che in tantissime parti dell’europa e del mondo esistono scuole dove il pensiero libertario, la responsabilità del singolo, la condivisione degli intenti e degli obiettivi sono la pratica quotidiana, dove non per forza si debba passare attraverso la paura per poter crescere. Non so, non ci credo più che quella sia la strada giusta. Tutto qui. Ti ringrazio per le riflessioni che mi stimolano e mi permettono di fare luce anche sul senso del nostro cammino. Ti mando un abbraccio, a presto, Caterina

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  8. Ciao Mamma e Papà, Moglie e Marito, Donna e Uomo, Educatrice ed Educatore,
    da qualche settimana seguo il vostro viaggio con incanto e terrore.
    Incanto per la passione, la saggezza e la dolcezza che traspaiono dalle vostre parole, terrore per la distanza che le separa dalle mie.
    Non farei quello che avete deciso di fare (prima avevo scritto anche un MAI tra “farei” e “quello”, poi…) eppure vi sento più vicini di molti di quelli condividono le mie “linee guida”.
    Una vera lezione.
    Buona Strada,
    Valentina

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  9. Ciao Caterina! Sono Cristina delle Don Minzoni… Ti leggo, vi seguo e rifletto molto… L’ho anche buttata lì alla mia famiglia di fare questa esperienza, non é escluso… Abbiamo sognato molto con voi… Continua a scrivere e a vivere così intensamente! Un abbraccio a tutti
    Cri

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    • Cara Cri! Che piacere ricevere un tuo messaggio e sapere che in qualche modo viaggiate con noi… vi auguro di realizzare questo sogno! E’ un’esperienza profonda e credo che la comprenderemo appieno con il tempo. Ti seguo anch’io, leggo sempre le tue parole. Che mi piacciono tanto! Ti mando un abbraccio grandissimo, dai un bacio speciale ai bimbi meravigliosi e anche alla tua preziosa metà! CIAO!

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  10. Ciao, vi ringrazio perché mi fate capire che nella vita, se si vuole, si può rompere le catene della quotidianità, e che il fatto di avere figli (io ne ho 3), non essere straricchi, avere un lavoro che ti vincola al territorio, sono soltanto degli alibi per chi non ha il coraggio di fare un bel salto. Io non ho il coraggio, ma ammiro chi, come voi, lo ha avuto, e si è preso la briga di raccontare le sue avventure quotidiane, a testimonianza che, se si vuole, si può cambiare. E il vento di cambiamento è arrivato a smuovere quest’aria stantia della Pianura Padana dalla quale vi scrivo. Grazie, e continuate così a farci sognare!!
    Rob

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    • Carissimo Rob, perdona il ritardo nella risposta!!!! Sono stati giorni molto complicati, di viaggi e spostamenti, di incertezze e di tosse!! Fino a due anni fa anche io credevo che non avrei mai avuto il coraggio di fare ciò che sto facendo ora… e ora che lo stiamo facendo non so se davvero si possa chiamare coraggio.. spesso dico che credo ci voglia più coraggio nel rimanere, nel vivere la vita quotidiana (poi tu hai tre figli quindi puoi capire perfettamente!!!) e lo stress di tutti i giorni!! Noi ci abbiamo creduto, a un certo punto, e con un po’ di mosse azzardate ci siamo messi in Viaggio.. Ti ringrazio di essere passato di qua, e ti auguro di crederci. Si può. Un abbraccio, Caterina

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  11. Ciao Caterina,qui’ tutto bene anche per noi.La mia mail e’: vandik07@yahoo.com.Tutte le volte che vado al mercato vedo sempre frutta e verdura di cui non ti avevo detto….ananas,rambutan,avogado,licis,sao,cavolfiori,cetrioli,broccoli e probabilmente altre che mi sfuggono…..Speriamo di vedervi sull’isola per casomai farci delle belle scorpacciate assieme……Buona continuazione di viaggio.Saluti allargato a tutta la famiglia.

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  12. mi e’ venuto un dubbio sulla chiarezza dell’indirizzo mail,quello che sembta una o finale in realta’ e’ uno zero,quindi vandik (zerosette in cifre) @yahoo.com.ciao ciao

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  13. Cara Caterina,

    Ciao. Mi chiamo Ilaria e vi ho “scoperti” qualche settimana fa attraverso un articolo su La Repubblica e da allora ho letto e riletto i tuoi/vostri racconti con tanta ammirazione, gioia e, come ha detto una commentatrice, un po’ di terrore pensando a cose che non ho fatto. Ma più di tutto c’è un piacere enorme a leggere del vostro straordinario viaggio e ad accompagnarvi/ seguirvi da lontano. Mi scopro spesso a pensare a voi e a chiedermi “chissà che stanno facendo ora?” Io sono italiana ma vivo da molti anni nel Vermont. Se passate per di qua, battete un colpo!

    Già mi rallegro del tuo prossimo post. Nel frattempo, happy traveling!
    Ilaria

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    • Ciao Ilaria, grazie delle parole, del pensarci e dell’invito! Il Vermont è stupendo!! Dove vivi in particolare? Noi vorremmo andare a New York come ultima tappa… ma tutto è molto labile e imprevedibile. TI mando un abbraccio grande, Caterina

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