UN’EDUCAZIONE LIBERTARIA

Siamo partiti per questo viaggio molto prima del 28 agosto 2014, data effettiva della nostra prima tappa.

Siamo partiti quando sono rimasta incinta di Martino e, da lì in poi, c’è stato un viaggio interiore che ha coinvolto tutta la nostra famiglia.
Una delle tappe di questo viaggio è legata alla scuola.
Ines aveva appena finito la prima elementare, Miranda il secondo anno di Scuola dell’Infanzia.

Io sono pedagogista, anche.
La mia formazione è abbastanza variopinta, nel senso che ho lavorato in ambiti e settori molto diversi tra loro, fatto esperienze che spaziavano dalla clinica alla strada.
Ho sempre e comunque sostenuto il modello di scuola pubblica, statale e riformista che ha avuto il suo apice negli anni 80, nella mia città, in particolare: Reggio Emilia.
Allora la scuola pubblica, elementare o primaria che dir si voglia, era un crogiolo di idee, d’innovazione, di sperimentazione, di comunicazione, di discussioni e di lotta.
La scuola era libera e colta.
L’insegnante era un referente prezioso e quasi austero, nonostante la creatività e la fantasia di quel periodo.
Io ho vissuto esperienze memorabili alle scuole elementari, ho ricordi nitidi e ricordo con molto amore le miei maestre, nonostante fossero severe, a volte al limite della violenza!

Ricordo i programmi ricchi, con tempi umani a misura di bambino, ricordo una mattina a settimana dedicata alla piscina, ricordo ore di palestra e di giochi all’aperto anche d’inverno.
Ricordo gite, approfondimenti storici, confronti tra classi, classi aperte, laboratori di ogni genere che spaziavano dal teatro alla fotografia, dalla cucina alla falegnameria, dal giornalismo alla pittura. Facevano tutto le mie maestre, insieme, al massimo, alle maestre della sezione F, noi eravamo la E.
Ricordo le feste di Carnevale, tutti travestiti con vestiti assolutamente non comprati, il riciclo e il riuso erano parte integrante del concetto di educazione, non andavano studiati a parte, come progetto speciale! Il presepe si faceva portando da casa ciò che si trovava, nulla era sottomesso al consumismo. Le merende di metà mattina dovevano essere sane, un frutto, un panino alla marmellata. Niente di comprato, niente schifezze e niente cose pesanti che avrebbero rallentato il nostro apprendimento.
C’era amore, tanto amore verso la nostra educazione. Verso lo stare insieme, il crescere insieme.
I bambini stranieri erano ancora pochi, ma stavano iniziando ad arrivare e diventavano ricchezza, non fatica.
I bambini con problemi particolari c’erano, come ora. Non avevano insegnanti di sostegno, eravamo noi bambini che a turno ci mettevamo di fianco a loro e li aiutavamo in ogni processo.
Era diverso. Molto molto diverso.
Le maestre avevano tanti diritti e tanti doveri, il loro dovere lo sentivano come una missione, l’impegno era totale e assolutamente spassionato.
C’erano riunioni extra con genitori preoccupati, riunioni straordinarie, serate passate con le famiglie soltanto per il piacere di stare insieme, e non soltanto l’ultimo giorno di scuola. Le famiglie dovevano far parte dell’apprendimento, del percorso, della vita interna della classe.
I genitori erano chiamati a partecipare con testimonianze relative ai loro lavori, alle loro vite adulte, oppure i nonni che portavano in classe la loro vita durante la guerra, i loro mestieri contadini e artigiani.
Tutto era speciale, profumato e combattivo.
C’era la mensa e c’erano regole ferree.
C’erano i giudizi, mai regalati e mai troppo denigratori. C’erano le note, i richiami, c’era chi veniva mandato un po’ fuori dalla classe.
Forse sono troppo nostalgica, forse uno con il tempo ricorda soltanto il bello e lascia andare ciò che di negativo, sicuramente , c’era pure allora.

Dopo tanti anni sono tornata all’interno della scuola pubblica a lavorare. Non come insegnante, ma come libera professionista.
Ho potuto osservare, e per fortuna ho osservato diverse realtà di confine, al margine della società. Realtà in cui la scuola svolge un ruolo più importante della famiglia, in cui la scuola deve essere davvero affascinante e aperta alla diversità.
Le scuole di confine, quando sono lasciate libere di sperimentare, riescono a raggiungere livelli davvero affascinanti; propongono un tipo di educazione e apprendimento che davvero si avvicina a quello sperimentale che ho viissuto negli ottanta.
Ma spesso non è più così.
La scuola soffre, gli insegnanti soffrono, il sistema non regge più e i bimbi sono coloro che ne subiscono le conseguenze.

Abbiamo scelto, dopo mesi di riflessione, di affrontare l’uscita dal sistema scolastico, pubblico e statale.
Abbiamo scelto di non affidarci a scuole private, costose e spesso molto settarie.
Abbiamo scelto di scegliere. Educare in casa, attraverso le esperienze, imparando pian piano, a gestire i ritmi, i tempi, le esigenze, i bisogno di ogni membro coinvolto nell’apprendimento, sia bambini che genitori.
Abbiamo creduto a nostra figlia che ci diceva di essere davvero stanca e che la testa le scoppiava; abbiamo sostenuto le emozioni che hanno fatto parte del percorso di scelta, la paura, la sofferenza nel lasciare gli amici e nel sapere di provocare sofferenza agli amici, l’eccitazione della novità, la difficoltà nel gestire la libertà e pure la noia, l’incredulità nel sentirsi artefici del proprio sapere e l’imparare a non delegare agli altri.
L’educazione a casa, vissuta insieme alla sorella più piccola, si è rivelata una scelta davvero ricca e formativa per tutti.
Si sta imparando, si continua ad imparare strada facendo.
Per ora va bene così, quando sentiremo il bisogno di cambiare, credo che sapremo affrontare anche quello.

10 pensieri su “UN’EDUCAZIONE LIBERTARIA

  1. Ciao Caterina
    per caso capito sul vostro blog…sono anche io mamma di 4 figli (Paolo-13 anni, Dabia-10 anni, Gabriele-7 anni e Sami quasi 3 anni) ho 37 anni (domenica) e mio marito Achour (41 anni) è algerino … piccole e poche informazioni per presentarmi anche se so che questi sono solo dati e che la conoscenza passa per ben altre informazioni e dinamiche…molte cose che ho letto della vostra vita, di ciò che avete raccontato, delle scelte fatte (dalle abitudini alimentari, al tipo di parto al viaggio intrapreso) mi hanno destato contrarietà, fascino, dubbi … ma credo nella dialettica, e nell’opportunità di crescere confrontando opinioni differenti, anche del tutto contrarie…. condivido tra l’altro le tue posizioni sulla scuola pubblica: sono 8 anni che conosco dal di dentro quella dell’obbligo e continuo a stupirmi/arrabbiarmi di quanto impegno l’Italia abbia messo per distruggere forse l’unica vera e riconosciuta istituzione presente nel Paese, mascherando i cambiamenti con una presunta introduzione di autonomia organizzativa (preambolo alla privatizzazione) e di insegnamento (abbandono di qualsiasi filo conduttore che apre alle scuole di serie A e di serie B)…. ma resto scettica su tante delle scelte intraprese da te e dal tuo compagno di vita… sono dipendente statale, figlia di insegnanti, reduce di un percorso di studi filosofici che mi ha fatto sviscerare il concetto di diritto civile e Stato di diritto.. tanto che il futuro delle democrazie centro-europee che sembrano scimmiottare quelle del nord-europa mi inquieta… moglie di un musicista algerino che viene da un Paese che dopo aver subito i massacri di un terrorismo forse pilotato da altri, lotta oggi contro la corruzione del potere, e che a distanza di 10 anni di residenza in Italia e 16 in Europa, si vede costretto a rientrare in Algeria per fare il suo mestiere perchè qui stenta ancora a farsi riconoscere per quello che è, sovraccaricato dall’immagine distorta di italiani drogati da false notizie e immagini sugli immigrati, esausto dalla rincorsa al riconoscimento dei diplomi…beh non so ma nonostante tutto ciò stento a prendere decisioni drastiche come ho fatto da ragazza (un figlio a 23 anni e col pancione a dare esami, partire per Parigi e abitare in 40 mq vicino Republique…) … forse sto invecchiando, o forse temo per i miei figli….vorrei ritrovare la mia libertà di scelta senza passare dalla conferma di una libertà di fare ciò che voglio… ammiro comunque te e i tuoi cari per la voglia di sognare….
    Francesca da Torino

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    • Carissima Francesca, leggere la profondità del tuo commento ci ha proprio emozionati. Grazie di cuore, davvero. E’ preziosissimo, soprattutto in viaggio, ascoltare. Ascoltare le altre storie, le realtà che sono al di fuori di noi. E pensa che il mio lavoro, prima, era proprio questo in gran parte. Ascoltavo. E ora mi manca un pò questa dimensione, soprattutto ora che tutti ci chiedono di raccontare. Mi piace anche raccontare, ma stare in silenzio, e leggere mi ha profondamente colpita. La vostra storia è piena, piena di vita, di lotta. Mi sembra. Capisco cosa vuoi dire riguardo a tuo marito musicista, alla difficoltà di potersi sentire riconosciuti, esistenti. Siete coraggiosi, ho sempre sostenuto che ci vuole molto più coraggio nel rimanere, nel combattere ogni giorno con i ritmi e le vessazioni che questa nostra società occidentale ci mette sempre davanti. Il coraggio quindi è qualcosa di veramente opinabile. Io ho quattro figli, mi dicono che sono stata coraggiosa. Non credo, mi sento a mio agio, non ho fatto fatica, non ho lottato per questo. Sono arrivati e li abbiamo sempre accettati, in qualsiasi condizione eravamo. Ora ci dicono che siamo coraggiosi perchè siamo in giro. Non so, io vivevo una vita veramente frenetica e piena, ma ero grata della vita e di ciò che avevamo. Semplicemente abbiamo avuto il coraggio emotivo di mollare tutto. Il lavoro soprattutto. Non abbiamo una miniera d’oro, anzi, non potremo viaggiare all’infinito senza reinventarci. Stiamo cercando dove, come e perchè. E’ tutto molto semplice, paradossalmente. Cerchiamo soltanto di non lasciar scorrere gli anni senza aver prima capito cos’è una famiglia, avere quattro bimbi e rimare aperti, sul mondo e su di noi. Non rileggo neppure ciò che ho scritto… semplicemente grazie del tuo bellissimo commento. Spero di risentirti. Caterina

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  2. Ciao..ammirazione..ecco cosa provo da stamattina per voi..da quando vi ho scoperti non ricordo nemmeno come.ammirazione per voi che avete fatto quello ke da anni frulla nella testa mia e di mio marito.noi del sud trasferiti a como per darci delle certezze e a distanza di dieci anni rendersi conto non solo di non averle trovate ma di aver perso anche la voglia e il coraggio di vivere i sogni.intanto uno bambino splendido ci ha arricchito la vita..ora ha 5 anni ed é curioso ed entusiasta come solo i bimbi sanno fare.e allora lo immagino li al posto delle vostre bimbe..a vivere tante avventure e so che potremmo dargli quello che mai qui avrá..crescere in libertá..con immensa stima vi abbraccio.

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    • Ciao Manuela, grazie di essere passata di qui e di averci lasciato un segno della tua presenza. Sono bellissime le parole che ci scrivi e condividere la tua storia con noi è davvero qualcosa che ci lusinga! Sono sicura che il tuo bambino potrà comunque assaporare la libertà… quella non ha un luogo geografico, ma prima di tutto cresce nell’anima. Lo sto scoprendo ancora di più proprio in viaggio. Siamo liberi, è vero, ma le gabbie e protezioni che ci costruiamo nella vita ce le portiamo appresso. I bimbi sono liberi, molto più che noi adulti. Siamo noi che costruiamo attorno a loro un’infinità di gabbie, spesso involontariamente! Lo ripeto, credo che ci voglia molto più coraggio a restare, a fare i conti con la vita quotidiana che ti risucchia anche l’anima se non la proteggi bene! Io ti ringrazio davvero, le tue parole sono preziose e spero di ritrovarti da queste parti. Un abbraccio forte, Caterina

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  3. quanti spunti di riflessione trovo nella vostra scelta e in ciò che scrivi.. grazie Caterina! vi continuerò a seguire con entusiasmo e in atteggiamento di grande ascolto.. grazie Paola

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  4. Ciao, ho appena scoperto il vostro blog e wow…complimenti per il coraggio!!! Riguardo l’argomento scuola ho un dubbio, sicuramente banale scusate, ma quando i bimbi cresceranno e dovranno trovare un impiego…come faranno senza diplomi e attestati ufficiali? Buon proseguimento e a presto! Roberta

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    • Ciao Roberta, grazie delle belle parole e anche della domanda che ci poni. Perdona il ritardo con cui ti rispondo, ma sono stati giorni un po’ complicati. In Italia è legale fare scuola parentale, o comunque non frequentare il percorso di scuole pubbliche o paritarie private; lo dice la Costituzione. Ovvio che non significa che i bambini non debbano essere tutelati nel loro percorso di apprendimento, e quindi bisogna comunque sostenere degli esami di idoneità alla fine di ogni ciclo scolastico. Sono esami che “parificano” ii percorso scolastico familiare con quello ufficiale. Quindi non ci sono problemi, da un punto di vista formale, quantomeno! Se vuoi saperne di più sono pronta a risponderti.. intanto ti mando un abbraccio grande! Caterina

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      • Grazie mille per la risposta esaustiva, era semplice curiosità. Noi ci troviamo in Germania e la mia piccola segue una scuola tradizionale…però ritengo il vostro percorso molto interessante! A presto! Roberta

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