Che dire, gli occhi hanno di che riempirsi a Istanbul, ma non soltanto gli occhi. Istanbul è piena di suoni, di voci, di rumori. C’è il Muhezzin che per 5 volte al giorno richiama i fedeli alla preghiera, e i minareti che costellano la città si riempiono di voci, di canti.
C’è il Bosforo, con i suoi gabbiani, lo scrosciare delle onde, le sirene dei battelli e delle navi. E i pescatori, che urlano per venderti il pesce appena pescato.
C’è musica, nell’aria, la senti da lontano, tra il vociare della gente e i clacson delle macchine.
Ci sono parole che non sono sufficienti per descrivere Istanbul. Bisogna andare, esserci, lasciarsi travolgere. Gli occhi vedono le moschee, i minareti, le chiese, le donne con i veli e gli uomini che commerciano di tutto.
Gli occhi assaporano i colori dei tappeti, delle lampade, delle porcellane. Gli occhi non si aspettano di scoprire un mondo sotterraneo, fatto di acque e di gocce che rimbombano nel più profondo silenzio della Cisterna.
I rumori ovattati, l’umido che ti pervade…Istanbul vive anche nei sotterranei. Le metropolitane, i taxi, il tram antico e i tram moderni. La funivia che ti porta verso piazza Taksim, perché Istanbul, come ho già detto, non è in pianura! E basta camminare, lasciarsi trasportare, per poter scoprire una città che ti abbraccia nel profondo.
Istanbul e le spezie, gli odori, i sapori.
Istanbul aspettaci, ritorneremo!