L’Ultima Spiaggia

Oggi è successo qualcosa a cui non avevo mai assistito.

Ho gli occhi arrossati, fatico a tenerli aperti. Bruciano; ma ancora di più bruciano il senso di impotenza, il senso di vergogna e la tristezza profonda che serpeggiano avvolti da questo odore di fumo che ancora mi porto addosso.

Oggi era una bellissima giornata di sole e cielo blu. Un Libeccio un po’ prepotente, ma piacevole in riva al mare.

Per la prima volta quest’estate ho trovato un’acqua cristallina e mi sono tuffata. Ho nuotato, nuotato sempre avanti, noncurante delle grida dei bimbi che, ogni volta che mi allontano, iniziano a urlarmi di rientrare a riva.

Quando mi sono fermata e ho rivolto lo sguardo alla spiaggia per scorgere la loro sagome, ho avuto una sensazione da brividi, nonostante le onde che mi cullavano. L’istinto mi ha detto di rientrare, di avvisarli al più presto. Dietro di loro, nella pineta che abbraccia la spiaggia, una colonna di fumo nero e fiamme che riuscivo a vedere nitidamente dal mare.

Risalita a riva, ci siamo guardati attorno. Il fuoco avanzava, il cielo assumeva colori surreali, ombre inquietanti attraversavano la sabbia trasportate dal Libeccio che spingeva sempre più avanti queste fiamme.

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Immagin(aria).

Non sono in vena di parole in questo periodo, ma in queste notti faccio ordine tra le foto e allora eccomi a ricordare.

Non per evitare di guardare avanti, ma semplicemente per riassaporare qualcosa che ci ha fatto sentire come mai prima di allora.

Qualcosa che ha aperto porte e spalancato finestre. Qualcosa che ha fatto percepire il “si può fare”.

Così vi regalo alcuni scatti, in ordine sparso, senza filo logico… o forse sì. Piccoli pezzi di memoria che si arrampicano sul cuore.

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Piccole donne crescono

La nostra vita al Sud procede. Il tempo è sospeso, le giornate scorrono, cerchiamo di darci un ritmo, di creare una nostra vita anche qui.

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Non è facile, ciò che sta succedendo attorno rende il nostro futuro assolutamente indefinito, e questo destabilizza un po’. Aspettiamo, viviamo, facciamo scuola, abbiamo trovato una scuola di Danza che occupa tre pomeriggi la settimana, cuciniamo,  ci dedichiamo agli altri come meglio possiamo…ma tutto improvvisamente è davvero cambiato, tutto ha preso una direzione ancora nascosta ai nostri occhi. Continua a leggere

E se tutto attorno, improvvisamente, cambia

Siamo arrivati a Sud.

Abbiamo preso una direzione che non avremmo voluto prendere, ma che inevitabilmente la vita ti chiama a percorrere.

Sono stati, e sono, giorni in cui la nostra famiglia ha dovuto prendere decisioni molto importanti, perchè un giorno, una sera, è arrivato il momento del compito in classe a sorpresa, prendendo a prestito questa espressione dal nostro amico viaggiatore Claudio di TripTherapy.

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Gli Svarvugliati devono ritrovare la bussola e inseguire una stella.

A Bologna c’è una nostra carissima amica che oggi compie gli anni e che ci chiama affettuosamente gli svarvugliati. Non so bene che dialetto sia, e se di dialetto si tratti. Non ha una facile traduzione la parola svarvugliato, corrisponde più a un insieme di atteggiamenti e di modi di vivere, a un certa sorridente disorganizzazione interna e a un caotico ordine esteriore. Essere svarvugliato è un po’ come essere slegato da tutto ciò che è apparentemente normale; gli svarvugliati di solito sono un po’ incoscienti, giocano leggermente d’azzardo con le faccende della vita, si scontrano con cose più grandi di loro senza per forza entrare nel panico. Esiste una sorta di tranquillità interiore negli svarvugliati, tranquillità che permette loro di vivere apparentemente un po’ fuori dal mondo, apparentemente in modo illogico, ma, in fondo, con una loro coerenza.

Noi svarvugliati, oggi, quattro febbraio, ci troviamo a Chiang Mai nel Nord della Thailandia, patria del Sorriso.

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Svastiche, piccioni e Ahimsa.

In India esiste una corrente religiosa che si chiama Giainismo. Non ha nulla a che vedere con l’Induismo, con Lord Shiva o Ganesh, con le immagini colorate e i rituali chiassosi. I giainisti hanno assunto come primario il concetto di non violenza e lo applicano in ogni azione della loro esistenza. Per scoprirne di più vi consiglio di leggervi queste pagine.

A Fort Cochi, nel Kerala, abbiamo vissuto un’esperienza curiosa all’interno di un tempio Giainista.

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E-ducere, o del trarre fuori

Stiamo per lasciare l’India, tra meno di dieci giorni saremo su un aereo diretti a Bangkok. Facile dire ora il tempo è volato! Si, è vero, ora il tempo pare essersi volatilizzato in una miriade immagini e sensazioni, in un’infinità di attimi sospesi.
Con i bimbi spesso proviamo a ricordare, ripercorriamo il cammino guardando le cartine, osserviamo le fotografie. Non è facile per loro percepire il tempo e lo spazio che stiamo attraversando da quattro mesi ormai.

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Il nutrimento dell’Anima

I bimbi aspettano impazienti l’arrivo di Babbo Natale, certi che S. Lucia, Babbo e la Befana si siano preventivamente accordati sul tipo di doni da consegnare. Siamo in viaggio, abbiamo uno zaino a testa e non possiamo permetterci pesi o giochi ingombranti. Sapranno capire le esigenze, i nostri supereroi??

E’ strano vivere il Natale nel Sud dell’India. C’è caldo, ci sono le palme, non c’entrano nulla abeti finti e pupazzi di neve. Babbo Natale poi, tutto vestito pesante fa venire caldo soltanto a guardarlo; eppure Natale è sempre Natale, e il suo fascino avvolgente ti cattura anche qui, ai Tropici. Continua a leggere

Mysore. Ultimo atto.

Vi voglio raccontare un pò della nostra vita quotidiana a Mysore, in India. Lo faccio perchè questa città merita davvero un posto speciale tra i luoghi in cui abbiamo vissuto. Mysore ci ha veramente accolti, contenuti, abbracciati. Siamo rimasti un mese e mezzo, forse un pò di più, e quando l’abbiamo lasciata ci siamo resi conto di aver costruito delle relazioni umane, di esserci integrati nel tessuto di questa città, tra le persone, nei luoghi. Eravamo tutti commossi e emotivamente colpiti dalle tante dimostrazioni d’affetto che abbiamo ricevuto. I bimbi sono stati molto nervosi i giorni prima della partenza e ancora oggi, dopo oltre di dieci giorni, si continua a parlare di Mysore. Perchè è così importante? Perchè Mysore è diversa da tutte le altre città che abbiamo visitato. Si respira qualcosa nell’aria, appena arrivi, appena scendi dal treno, che ti fa immediatamente percepire che lì la vita non sarà così difficile. arrivati a mysore Continua a leggere

Miranda, l’altra faccia della luna.

Miranda è molto diversa da Ines. Diciamo che sono decisamente una l’opposto dell’altra; sono sempre insieme e condividono ogni situazione, ogni esperienza. Si compensano, si stimolano, discutono, spesso si abbracciano.
ines miri sorridentiC’è da dire che si fanno molta forza: dove non arriva una arriva l’altra, e viceversa. Continua a leggere

Sotto i ferri indiani

La storia delle verruche di Ines inizia un po’ di tempo fa. Credo a Istanbul. O forse già ad Atene. Ma ad Atene l’attenzione si è concentrata sulla mia zecca e le verruche sono passate in secondo piano. Comunque, un giorno Ines arriva e mi dice “Mamma cosa sono questi punti sotto il piede?” . Io guardo e sentenzio “Verruche, Ines”. “Cosa sono le verruche, Mamma??” “Sono dei virus che si fanno strada sotto la pianta del piede e costruiscono lì la loro dimora.:”. Continua a leggere

Vegani, questi sconosciuti.

Mangiare (vegano) in India è stato difficilissimo.

Vero, siamo difficili. O meglio, siamo molto, troppo semplici. Vegano non esiste, o quasi. Esiste vegetariano, ma vegano è ancora il grande sconosciuto. E anche l’inglese non è così masticato… l’hindi inglese si, quello lo parlano tutti. Quindi vai a spiegare che il burro, il ghee (burro chiarificato), il formaggio, il latte e pure lo yogurt, per un vegano sono alimenti off. C’è chi ti mette il paneer (una sorta di formaggio cagliato freschissimo) dovunque, pensando che non appartenga alla categoria dei latticini. Ma questo prima lo devi scoprire, poi devi scoprire come si chiama questa cosa bianca che sembra tofu, poi devi iniziare a farti largo e a essere anche un po’ aggressivo, sempre con il sorriso sulle labbra. Continua a leggere

I bambini insegnano che…

I bimbi sono davvero fantastici in questo viaggio. Ho imparato un sacco di cose dal loro modo di affrontare questa esperienza. Avendo anche età diverse lo spettro si amplia! Il primo e prezioso insegnamento, il più importante di tutti è proprio quello legato all’adattamento. Noi adulti siamo impauriti, essere senza punti di riferimento (lavoro, casa, certezze, auto, routines, …) è davvero qualcosa che inizialmente spiazza. Io ho sempre avuto bisogno di alcune certezze, attorno, proprio per sentirmi al sicuro. La casa, ad esempio, è  davvero il nido, il posto dove tornare, dove nascondersi, dove sentirsi al sicuro. Ora tutto questo non c’è più, neppure i vestiti abbiamo più dal momento che ce li hanno buttati nelle discariche di Mumbai. E io, adulta, punto di riferimento dei miei bambini, mi ritrovo nuda e impreparata a gestire me stessa, l’essenza di me stessa. Quella me stessa che con tanta accurata perizia sono riuscita a nascondere per anni. Continua a leggere

Perchè bisogna saper lasciare andare

E’ finita la nostra avventura in India. L’abbiamo lasciata alle spalle, ma solo per modo di dire; è ancora troppo violentemente dentro di noi, continua a parlarci, continua a mostrarsi. Forse ora più che mai.

matrimonio bambini

“Dopo che avrete visto e vissuto in India, il resto sarà una passeggiata”, in tanti ci hanno detto questo. E se è vero che dopo Mumbai Bangkok è stata veramente una passeggiata, sotto altri punti di vista, in Thailandia non è così semplice vivere la quotidianità, trovare un modo per apprezzare appieno le sue meraviglie.

Perchè? Perchè l’India sta pervadendo ogni pensiero. Parlo per me, ma credo di poter parlare anche a nome di Ale e dei bimbi, che continuamente estraggono ricordi, sensazioni, immagini, visioni. Continuamente c’è la parola Mysore sulle labbra di Ines, continuamente ci sono paragoni e difficilmente ci si lascia andare al presente.

E così voglio ricordarla, voglio salutarla, perchè altrimenti rischio di non vivere ciò che ora sto vivendo, nella terra del SORRISO. Bisogna imparare a lasciar andare.

NINNI E L'HAMMAM

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